Raccolta di foto di Gianfranco Chesi

 

Gianfranco è nato molti anni fa a Genova, fa l’architetto di professione. Ha per la fotografia una passione vera, profonda che lui definirebbe “sacro fuoco”.

È sicuramente un fotoamatore evoluto, studioso non solo della fotografia come tale, ma anche degli strumenti tecnici che ad essa conducono. Ha dimestichezza con le macchine fotografiche, con gli obiettivi, con le tecniche di ripresa. Negli anni dell’analogico aveva realizzato un laboratorio nel quale sviluppava e stampava i suoi rullini, laboratorio che a dire il vero sarebbe prontissimo fin da subito a riattivare se ci fossero le condizioni, le motivazioni. Si comprende quindi il suo amore per il bianco e nero, massima espressione fotografica per chi in autonomia provvedeva allo sviluppo e stampa dei propri scatti.

Nel caso di Gianfranco il bianco e nero è espressione, è linguaggio, è essenza della fotografia. E la sua cifra espressiva sta nel paesaggio. Soprattutto dell’alessandrino dove fin da bambino trascorreva ore liete grazie alle origini piemontesi della madre. È lì che sperimenterà il suo modo di vedere le cose intorno a sé fotografando i contadini al lavoro, gli anziani nell’aia i bimbi che giocano. In forza della professione si dedica alla fotografia di architetture non solo in Italia, ma in giro per il mondo, ogni occasione è sfruttata.

L’arrivo del digitale lo trova scettico, troppo affezionato alla pellicola, al laboratorio di sviluppo e stampa. Tuttavia la resistenza è andata calando fino a quando, entrato in contatto con altri fotoamatori “digitali” si è confrontato con le possibilità che le nuove tecniche di ripresa offrivano. Sempre curioso, sempre desideroso di un apprendere continuo e incessante, mai compiutamente realizzato, Gianfranco è studioso dei Grandi Maestri con una ovvia e inevitabile preferenza verso Ansel Adams. Eccede in pignoleria, nella ricerca delle simmetrie, nell’estetica, forse perché architetto, privandosi così del bello della fantasia, dell’estrosità. Peccato veniale, tuttavia, che la sua innata giovialità fa perdonare.